Da quella di vecchiaia a quella anticipata, ecco come andare in pensione nel 2021, prima che “scada” Quota 100.
Quota 100, il superamento della riforma Fornero voluto dal governo Conte I, “andrà in pensione” dal 2022. Come funzionerà dal prossimo anno l’uscita dal lavoro? Quel che è sicuro è che il nuovo governo Draghi promette una poderosa riforma previdenziale. Le ipotesi sul tavolo di politica e sindacati sono numerose. L’unica certezza, almeno per il momento, è la conferma delle misure di accesso flessibile al pensionamento anticipato prima dell’età anagrafica di 67 anni. Ma per il resto?
Come andare in pensione nel 2021?
Cominciamo con alcune precisazioni sull’assegno previdenziale. Gli aumenti previsti per il 2021 sono azzerati a causa della bassa inflazione nei primi tre trimestri del 2020. Tuttavia, nonostante l’andamento negativo dell’inflazione, i pensionati riceveranno un conguaglio a credito dello 0,1% rispetto all’anno scorso. La cifra dell’aumento oscilla tra 1 e 2 euro lordi mensili, a seconda della classe dell’assegno. È inoltre previsto un conguaglio una tantum a gennaio tra i 10 e i 26 euro, per recuperare la minore rivalutazione concessa nel corso del 2020.
Chiarito questo punto, quali strade può percorrere chi ha deciso o sta decidendo di andare in pensione nel 2021?
Pensione di vecchiaia
Il modo più facilmente percorribile è quello classico: la pensione di vecchiaia. Ci si può accedere con 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi versati. La pensione decorre dal primo mese successivo alla maturazione del requisito.
Pensione anticipata
Nel caso della pensione anticipata, le soglie contributive sono due:
- 42 anni e 10 mesi per gli uomini;
- 41 anni e 10 mesi per le donne.
L’articolo 15 del decreto 4/2019 ha reintrodotto le cosiddette finestre mobili, ovvero il periodo intercorrente tra la maturazione del diritto e la corresponsione del relativo assegno. Questo strumento fa slittare la data di prima decorrenza della pensione, rispetto al momento in cui si maturano i requisiti. Se il diritto alla pensione è stato maturato entro il 2018, non ci sono finestre e si applicano le vecchie regole.
Quota 100
Prima che sia troppo tardi, si può sfruttare Quota 100, che verrà abrogata nel 2022. Lo strumento consente di andare in pensione a 62 anni di età con un minimo di 38 anni di contributi. Chi raggiungerà i requisiti entro il 31 dicembre 2021, però, ha il diritto di lasciare il lavoro anche in data successiva. Occhio soltanto al calcolo dei contributi, al divieto di cumulo tra reddito da lavoro (solo autonomo occasionale) e pensione, e alla categoria alla quale si appartiene. Da Quota 100 sono esclusi gli appartenenti a Forze armate, Polizia e Polizia penitenziaria, Vigili del fuoco e Guardia di finanza. Possono usufruirne:
- i lavoratori dipendenti e autonomi (artigiani, commercianti e coltivatori diretti);
- gli iscritti alla Gestione separata Inps (ex co.co.co. e free-lance).
Opzione donna
La recente Legge di Bilancio ha confermato “opzione donna”, che permette alle lavoratrici con 57-58 anni di età e 35 anni di contributi di andare in quiescenza subito con il metodo contributivo.
Ape sociale
Nunzia Catalfo, confermata ministra del lavoro e delle politiche sociali, ha annunciato la proroga di un anno dell’Ape sociale, il cosiddetto anticipo pensionistico che consente il prepensionamento, senza alcun onere economico, a determinate categorie di lavoratori e lavoratrici. L’ape sociale, il cui limite massimo è di 1500 euro mensili, spetta a chi:
- ha raggiunto almeno i 63 anni di età;
- ha almeno 30 anni di contributi o 36 anni in caso di addetti ad attività gravose. Nel caso delle donne, i requisiti sono ridotti di 12 mesi per ciascun figlio, nel limite massimo di 2 anni;
- è disoccupato per licenziamento, anche collettivo, o per dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale;
- da almeno 3 mesi ha smesso di fruire dell’indennità di disoccupazione;
- assiste, da almeno 6 mesi, il coniuge, il partner unito civilmente o un parente con handicap grave convivente o affine entro il secondo grado;
- ha un’invalidità civile riconosciuta almeno al 74%;
- ha svolto un’attività gravosa, per almeno 6 anni negli ultimi 7 oppure per almeno 7 negli ultimi 10;
- ha cessato qualsiasi attività lavorativa dipendente o autonoma, in Italia e all’estero;
- non è titolare di altro trattamento pensionistico diretto;
- non è titolare di indennità di disoccupazione o di indennizzo commercianti.
Lavoratori precoci
La Legge di Bilancio 2017 permette ai precoci (tutte quelle persone che sono entrate nel mondo del lavoro prima del compimento della maggiore età) di ritirarsi con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica. C’è una finestra mobile in questo caso: tre mesi tra la maturazione del requisito e la decorrenza della pensione. I precoci devono avere almeno un anno di contributi versati entro il compimento dei 19 anni di età e appartenere a una di queste quattro categorie:
- disoccupati che hanno terminato il sussidio da almeno tre mesi;
- assistente familiare (caregiver);
- lavoratori con disabilità pari almeno al 74%;
- lavoratori gravosi.
Pensione per attività gravose e usuranti
Le finestre mobili non si applicano per chi ha praticato lavori gravosi e usuranti. I requisiti restano sempre gli stessi: si può richiedere la pensione anticipata con 41 anni di contributi e indipendentemente dall’età anagrafica. Per attività gravose e usurante si intendono:
- operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici;
- siderurgici di prima e seconda fusione e lavoratori del vetro addetti a lavori ad alte temperature;
- conduttori di gru e di apparecchi di sollevamento, conduttori di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni;
- conduttori di mezzi pesanti e camion;
- operai nell’agricoltura, zootecnica e pesca;
- pescatori della pesca costiera, in acque interne, in alto mare, dipendenti o soci di cooperative;
- marittimi imbarcanti a bordo e personale viaggiante dei trasporti marini ed acque interne;
- personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia di uffici ed esercizi commerciali, nei servizi di alloggio e nelle navi;
- facchini, addetti allo spostamento di merci ed assimilati;
- conciatori di pelli e di pellicce;
- operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti;
- conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante;
- professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni;
- addetti all’assistenza personale di persone non autosufficienti;
- insegnanti di scuola dell’infanzia e educatori degli asili nido.
Lavoratrici e lavoratori impiegati in attività “particolarmente faticose e pesanti” possono usufruire di un accesso anticipato al pensionamento a patto che siano:
- dipendenti con anzianità contributiva di 35 anni, più 61 anni e 7 mesi d’età anagrafica (quota 97,6)
- autonomi con anzianità contributiva di 35 anni, più 62 anni e 7 mesi d’età anagrafica (quota 98,6).
La pensione agevolata per i turnisti varia in base al numero di giorni lavorativi, che deve essere pari o superiore a:
- 78 giorni all’anno;
- da 72 a 77 giorni all’anno;
- da 64 a 71 giorni all’anno.
In questo caso, le specifiche di anzianità contributiva e anagrafica sono riportate sul sito dell’Inps.
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ultimo aggiornamento: 2 Marzo 2021 8:20